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Ajahn Sumedho

Luang Por Sumedho (Ajahn Sumedho) was born in Seattle, Washington in 1934. After serving four years in the US Navy as a medic, he completed a BA in Far Eastern Studies and... තව කියවන්න

Luang Por Sumedho (Ajahn Sumedho) was born in Seattle, Washington in 1934. After serving four years in the US Navy as a medic, he completed a BA in Far Eastern Studies and a MA in South Asian Studies.

In 1966, he went to Thailand to practise meditation at Wat Mahathat in Bangkok. Not long afterwards he went forth as a novice monk in a remote part of the country, Nong Khai, and a year of solitary practice followed; he received full admission into the Sangha in 1967.

Although fruitful, the solitary practice showed him the need for a teacher who could more actively guide him. A fortuitous encounter with a visiting monk led him to Ubon province to practise with Venerable Ajahn Chah. He took dependence from Ajahn Chah and remained under his close guidance for ten years. In 1975, Luang Por Sumedho established Wat Pah Nanachat (International Forest Monastery) where Westerners could be trained in English. In 1977, he accompanied Ajahn Chah to England and took up residence at the Hampstead Vihara with three other monks.

Luang Por Sumedho has inducted more than a hundred aspirants of many nationalities into monastic life, and has established four monasteries in England, as well as branch monasteries overseas. In 1979, Luang Por Sumedho established Cittaviveka – Chithurst Buddhist Monastery, in West Sussex, where he served as abbot until 1984. This was the first forest monastery that he established in the West. Here in England he subsequently founded Aruna Ratanagiri Monastery in Harnham, Northumberland, Hartridge Buddhist Monastery in Honiton, Devon and Amaravati Buddhist Monastery in Great Gaddesden, Hertfordshire.

In late 2010, he retired as abbot of Amaravati Buddhist Monastery. From 2010 until early 2021, he lived in Thailand, before returning to live at Amaravati Buddhist Monastery. Luang Por Sumedho continues to share the Dhamma, wherever he resides.

La ragione per la quale io e voi abbiamo dovuto percorrere faticosamente questo lungo cammino risiede nel fatto che non abbiamo scoperto, non abbiamo penetrato quattro verità. Quali sono? Esse sono: la Nobile Verità della Sofferenza, la Nobile Verità dell’Origine della Sofferenza, la Nobile Verità della Cessazione della Sofferenza, e la Nobile Verità del Sentiero che conduce alla Cessazione della Sofferenza. (Digha Nikaya, Sutta 16).... තව කියවන්න

La ragione per la quale io e voi abbiamo dovuto percorrere faticosamente questo lungo cammino risiede nel fatto che non abbiamo scoperto, non abbiamo penetrato quattro verità. Quali sono? Esse sono: la Nobile Verità della Sofferenza, la Nobile Verità dell’Origine della Sofferenza, la Nobile Verità della Cessazione della Sofferenza, e la Nobile Verità del Sentiero che conduce alla Cessazione della Sofferenza. (Digha Nikaya, Sutta 16).

Il Dhammacakkappavattana Sutta, l’insegnamento del Buddha sulle Quattro Nobili Verità è stato, in tutti questi anni, il più importante punto di riferimento che ho avuto per la pratica. E’ l’insegnamento che seguiamo nel nostro monastero in Thailandia. La scuola buddhista Theravada considera questo Sutta come la quintessenza dell’insegna-mento del Buddha. Esso da solo contiene tutto ciò che è necessario sapere per comprendere il Dhamma ed arrivare all’Illuminazione.

La maggior parte delle istruzioni possono essere eseguite indifferentemente nella posizione seduta, camminando o stando fermi in piedi. Tuttavia, la consapevolezza del respiro (ānāpānasati) di cui si parla nei primi capitoli viene generalmente praticata nella posizione seduta, in quanto si giova dell’associazione con uno stato fisico di immobilità e calma. A tale scopo l’importante è sedersi tenendo la colonna vertebrale eretta ma non tesa, con... තව කියවන්න

La maggior parte delle istruzioni possono essere eseguite indifferentemente nella posizione seduta, camminando o stando fermi in piedi. Tuttavia, la consapevolezza del respiro (ānāpānasati) di cui si parla nei primi capitoli viene generalmente praticata nella posizione seduta, in quanto si giova dell’associazione con uno stato fisico di immobilità e calma. A tale scopo l’importante è sedersi tenendo la colonna vertebrale eretta ma non tesa, con il collo allineato alla colonna e la testa bilanciata in modo che non ciondoli in avanti. Molti trovano che la postura del loto (seduti a gambe incrociate su un cuscino o una stuoia con uno o due piedi sulla coscia opposta con la pianta rivolta in su) offre un equilibrio ideale fra stabilità e vigore – si intende dopo alcuni mesi di pratica. E’ bene allenarsi ad assumere questa posizione con gentilezza, un poco alla volta. Se risultasse troppo difficile, si può usare una sedia con lo schienale diritto. Dopo aver trovato una posizione equilibrata e stabile, rilassate le braccia e il volto, lasciando che le mani riposino in grembo una sull’altra. Chiudete gli occhi, rilassate la mente, e rivolgete l’attenzione all’oggetto di meditazione prescelto

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